SU UN ANTICO RELIQUIARIO BOVALINESE

 CALABRIA SCONOSCIUTA, N.80/98, P.26-27, arte. di Filippo Racco

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    Nella vetusta chiesa Matrice di Bovalino Superiore si conserva, custodito all'interno di una nicchia vetriata incassata nella navata sinistra, un antico artistico reliquiario di ottone, di pregevole manifattura, di cui però fino ad oggi s'ignoravano epoca e provenienza. 

Un atto pubblico del 12 Maggio 1720. rogato per Notar Carlo Gliozzi da Ardore1, apporta tuttavia interessanti informazioni su quell'interessante oggetto di culto:

    Sub Anno Domini millesimo settingentesimo vigesimo die vero duodecimo mensis maji  in terra Bobalini (...) In publico testimonio corom nobis Personaliter constituti Magnificus Doctor Fisicus Vincentius Armeni, Magnificus Dominicus Ruffo et Pretrus Jocobus de Aguì, Sindicus et Eletti Universitatis prodictae terrae ogentes, et intervenientes ad omnia, et singula infrascritta pro se suisque siiccessorebus in (...) omni fùturo tempore nec non Reverendus Abbas Dominicus Marcus Antonius Scorsa Archipresbiter Terrae praedictae similiter agens od omnia, et singula infrascritta per se et suis successorebus in eadem dignitate omni futuro tempore & c. parte ex una, ex altera vero Illustrissima et Ecce//entissima Domina Ducissa Bubalini (Lucrezia Reggio Branciforte, Duchessa di Bovalino, n.d.a.) Mater balia et tutrix Eccellentissimi Domini Domini Joannis Baptistae Pescara de Diano, Ducis Bobalini & c. et aliorum Suorum Filiorum et Filiarum, similiter ogens, et interveniens ad omnia, et singula infrascritta pro se suique prae/atis filiis parte altera. Ambe Partes ad maiorem  facti intelligentiam valgare eloquio asseruerunt, et asserunt.

     Come la Casa dell'Eccellentissimo Signor Duca dello Saracena e Bavalino tenendo un tesoro in estimabile di reliquiarij di diversi santi, et molti altri reliquie insignintissime approbati, et reconosciuti da superiori ecclesiastiche, ha ottenuto osservarli in una cappella nel Castello della Saracena con protesta di trasferirli ovunque li rendesse più commodo, e già avendoli trasferiti in questo terra di Bovalino s’è resoluta della Signora Eccellentissima farli collocare, et osservare nel Altare Magiore della Chiesa Matrice di detta Terra, avendo già a sue spese fatte fare li tabernacoli per magior custodia e decoro, et a cio che si conservassero tinessero, et Adorassaro come si convieni. Li detti Magnifici del Regimento Universale di detta terra hanno suplicato la detta Signora Eccellentissima che mondasse in esequtione la detta sua volunta, la Medesima con la sua ardente devotione e pieto s'è già deliberata; però a conventione che I 'Università di detta terra dovesse montenere a proprij spese una lampade accesa notte e giorno avante detti reliquiarij, e che facesse celebrare qualibet anno la festività della traslatione di detti reliquie con la vespere messa cantata solennemente nel giorno assigniando che si converrà col Reverendo Arciprete anche constituto in nostra presenza (...) e per che li Retroscritti Magnifici del Regimento sudetto per magiormente cautelore detto mantenimento e continuatione di festivita hanno chiamato Publico Parlamento precentino la sollenità necessaria et restò concluso nemine poenitus discrepante che con effetto si mantenesse detta lampade accesa, et si celebrasse detta festivita annuatim (...) pertanto boggi preditto die (…)s'obligano essi Magnifici del Regimento non solo mantenere a spese di detta Università la detta lampade accesa notte e giorno, ma ancora far celebrare detta festivita come si conviene con li Vesperi messa cantata, cera, et incenso et tocci di campane a martello  (…)2

Come discende dal surriferito atto notarile, la Duchessa Lucrezia Reggio Branciforte, vedova del Duca Francesco Pescara Diano), intervenne quale madre, balia e tutrice del figlio minore, Giovanbattista Pescara Diano, II Duca di Bovalino, erede e successore in foeudalibus dell'anzidetto padre, deceduto quest’ultimo l'anno prima (l2 Settembre 1719) in Bovalino ove venne sepolto nella chiesa di Gesù e Maria dei PP. Riformati3. Lo stesso Francesco Pescara Diano, già V Duca della Saracena, con regio assenso del 30 Marzo 1716 aveva infatti acquistato, per 80.000 ducati, il feudo di Bovalino ed i casali di Benestare e di Cirella con annesse giurisdizioni dal precedente feudatario (il Principe Nicola Bernardino Caracciolo) e dai relativi tenutari (i coniugi Isabella Spinelli e Giuseppe Spinelli) e, con successivo regio assenso del 27 Giugno 1716, aveva altresì ottenuto di poter trasferire il titolo ducale dalla terra di Saracena - alienata nel 1718 al Principe di Scalea - su quella di Bovalino, di cui ne divenne così il primo duca. E quel prezioso reliquiario? Dieci anni dopo, esso venne visionato con particolare attenzione da mons. Cesare Rossi vescovo di Gerace. nel corso della visita pastorale svolta. il 3(0 Novembre 1730, nella surriferita chiesa madre bovalinese:

    “Abbiamo ritrovato un tesoro di sacre reliquie insignie, e nobili, ed abbiamo comandato che si facci la tabella distinta delle reliquie che vi sono nel reliquiario maggiore ch’è collocato in mezzo dell’altare maggiore (…) la quale tabella si faccia a lettere grande e si metta mezza da un lato dell’altare, e mezza nell’altro (…) fratanto abbiamo comandato che nel reliquiario insignie d’ottone si accomodi il vetro nella parete laterale del Vangelo. Che alla portiera di detto Armario si levi il spago vergognoso di stare avanti un tanto tesoro, e si metta un nastro (…) E perché l’abbiamo già ritrovate esposte alla pubblica venerazione con decreto del nostro Predecessore, che li riconobbe autentiche, perciò ordiniamo che s’espongono alla publica venerazione del popolo, che il Reverendo Arciprete l’esponga in tutte le feste di prima Classe più sollenni, e nelle feste della Beatissima Vergine esponga quello di mezzo (il reliquiario donato dalla Duchessa di Bovalino, n.d.a.) ove sono le sue reliquie, e l’istesso facci nelle feste degl’Apostoli, li di cui reliquie ivi vi sono, com’ancora quando sortisce giorno di Domenica ogn’altra reliquia del Santo che cascherà in quel giorno, e per ogni volta che s’espongono si accendano due candele a spese dell'Università. Che il sacristano sotta la pena di carlini cinque debba ogni due mesi spolverarle”4.

Allegata agli atti della surrichiamata visita pastorale vi è inoltre un'attestazione resa in Bovalino il 23 Aprile 1720 dalla predetta Duchessa e relativa, in particolare, all'elenco delle ben 114! reliquie - già autenticate, con bolla del 4 Novembre 1631, da mons. Paolo Palumbo, vescovo di Cassano - tutte incapsulate “in tabernacolo a modo di Chiesiola di Rame deaurato con cristalli”6 - tra le quali spiccavano frammenti delle vesti infantili di Cristo (“de pannis infanctiae Domini nostri Jesu Xsti”), della tunica insanguinata (“de veste Domini san guine pincta”) e del sudario (“de tela qua Xstus fùit velatus”) del Salvatore, del legno della S. Croce (“de ligno Sanctae Crucis, ubi Xstus oravit ad Patrem”), della pietra di Betlemme e del Calvario (“de petra Bthleem de Monte Calvario”), del bastone di Mosè (“de Virga Moysis”) e, finanche, del legno della Croce del buon ladrone (“de Cruce boni latronis”) -che venne dunque ufficialmente esposto alla venerazione dei fedeli, nella chiesa matrice bovalinese, il 13 Maggio 17207. Con Giuseppe Pescara Diano8 , II Duca di Bovalino, figlio ed erede dell'anzidetto Giovanbattista (+ 1796) ed ultimo intestatario colpito dalle leggi eversive, si concluse, definitivamente, il capitolo della storia feudale bovalinese. Sic transit gloria mundi. Ma il reliquiario donato dall'ava paterna dell'ultimo feudatario di Bovalino, sfuggito alla inevitabile impetuosità del tempo e delle umane vicende, è ancor oggi ammirabile, pur dimenticato, nella chiesa Madre di quel caratteristico borgo collinare della Locride.

 NOTE

1Locri, Sezione deIl' ARCRIVIO DI STATO DI REGGIO CALABRIA (in sigla, ASL), Fondo notarile, Ardore, Notar Carlo Gliozzi, busta 126. voI. 1229, ft. 15r-19v (Bovalino, 12-05-1720>.

 2ASL, ibidem, ff. 15r-v.

 3M. PELLICANO CASTAGNA, La storia dei feudi e dei titoli nobiliari della Calabria, Edizione Frama Sud, Chiaravalle centrale, 1984, I, p. 279-280. Saracena, oggi comune omonimo (alt. m. 660 s.l.m.) in provincia di Cosenza.

 4ASL, Fondo Gerace, volume Il, t. 263v-264r. Il decreto ecclesiastico, reso nel 1720 da mons. Do­menico Die de Aux, Vescovo di Gerace, era del seguente tenore: “Attenta suipradicta attestatione Excell.mae Ducissae Saracenae quod secum ex dicta Terra Saracenae asportavit Bobalini supradictas reliquias, et  desideravit illas collocare in Ecclesia Matrice ejusdem Terae Bobalini ad finem, ut expo nantur publicae venerationi, ideoque RTev.dus Archipresbyter Bobalinj observet supradictas reliquias descriptas in carta pergamena ab I//.mo, et Rev.mo D.no D. Paulo Palumbo de mense 9bris 1631. Si quidem sint eodem modo ligate, et collocate, faceat illas collocari in praefata Ecclesia Matrici Bobalini ad finem illas venerandas, prout habetur in attestatione Ill.mi, et Rev.mi D.ni D. Episcopi Cassanensis. Datum Hyeracensi ex Palatio Episcopali hac die 7. Mensis Maij 1720 = Daminicus Episcopus Hyeracensis = Canonicus Michael La Rosa Cancellarius =” (ASL, ibidem, t. 282r-v).

 5Tale bolla vescovile venne trascritta dal Notar Gliozzi ed inserita nell'atto di donazione del 1720 (ctr. supra, n. I, tt.. 16v-18v>.

6ASL, Fondo Gerace, voI. Cit., t. 281r..

7ASL, ibidem, ff. 281r-v, 282v.

8M. PELLICANO CASTAGNA, op. cit, ibi­dem, p. 280.