B o v a l i n o

Brevi note tratte da

A.& G.A.Morisciano – GERACE E BOVALINO – MEMORIA  - A cura di Rocco La Cava, Marina di Gioiosa Ionica,  Grafiche Femia - 1995

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                          Città la cui  storia, anche se incompleta narra di alcuni eventi importanti dei secoli passati fornendoci indizi utili a comprendere meglio l'antica ricchezza.

                      E’ certamente una città antica, costruita dopo la fine degli attacchi devastanti alla popolazione della marina dalle scorrerie siracusane e saracene. Tra le tante interessanti notizie riportate in questo scritto è da segnalare l’importanza del Castello che primariamente era Regio, e lo Stabilimento dei cavalli della Regia Razza. La vastità del suo territorio, la fede religiosa, la presenza di uomini di fede hanno dato lustro alla città. L'attacco e l'invasione che i bovalinesi hanno subito dai turchi sono descritti in modo realistico col racconto della fuga degli abitanti e dei danni irreparabili che la città ha subito. Delicato l’ episodio di un turco terribile, che lascia in vita un bambino con in mano un ramo di corallo, dopo che i genitori atterriti l'avevano dimenticato nella culla. Anche questo successe a Bovalino.

          Bovalino, da alcuni detto Bovalina, e d'altri Buffalina1. per effetto di cattiva pronunzia, e d'altri Motta Bovalina2 , ed in tutte le scritture antiche sì Ecclesiastiche. che civili, fino ad oggi è detto Oppidum Bobalini, è un antico Castello posto in Calabria ultra Prima, sul golfo di Geraci fra i promontori Zefirio, e Cocinto.

      Oggi il suo territorio ristretto, confina con quello di Casignana. dal quale lo separa il corso di Buonamico3, da mez­zogiorno, da quello di Benestare per ponente, e tramontana, e per levante con quello dl Ardore, al di là il corso del torrente Pintammate, che scorre nel territorio di Bovalino, ed il lido.

      Or è così, ma un tempo si estendeva dal mare infino alla cresta dell'Appennino, ove veniva a confinare coi territori d[el]le città di Terranova, di Oppido, e di S[ant)a Cristina, e forse con quello di S[ant]a Agata di Reggio: se non assolutamente certo però col territorio dei loro Casali, come ad evidenza compruovasi dal­l'attual territorio di Cirella villaggio di Bovalino confinante su la cresta della montagna col territorio di Molochio villaggio di Terranova.

      Il villaggio denominato oggi Cirella, era anticamente chiamato Barbatano, ed ai principi del passato secolo il Principe Caracciolo vende al Duca della Saracena la Terra di Bovalino coi Casali Benestare, e Cirella, siccome era anche Signore della Città di Cirella in Provincia di Cosenza, così le cambiò il nome di Barbatano in quello di Cirella. Si rileva chiaramente da infiniti istrumenti di Notar Nicotera  1573], ed in ultimo lo dichiara espressamente N[ota]r Fabrizio Gliozzi [1732].

      Il territorio di esso Cirella appartiene anche oggi allo avente causa del Feudatario di Bovalino, e qui giudico non più necessario insistere, sul punto, che il territorio di Bovalino si estendeva fin alla cresta dell'Appennino. Mi son fermato però su tal punto, per­ché questo forma la base, e sostegno di mio ragionamento. Solo mi permetto di aggiungere, ad esuberanza, che l'Università così detta di Bovalino esercitava dritti, vale a dire, su le montagne di San Luca di formar tre Gliazzi4, su le montagne di Ciminà casa­le di Condojanne, come era pure S. Ilario, su le montagne di Crepacore, e nelle foreste di Bianco, dette Maglià e Rudina, ed in quelle di Bruzzano dette Serleone, e Pantano grande.

Della prima origine, e fondazione di Bovalino nulla affatto conosciamo. Per entrar nell'argomento con critica bisogna riflette­re che nel suo territorio5, e propriamente alle sponde del fiume Buonamico6, a sinistra, e più a destra, trovansi molti resi­dui di fabbriche antiche laterizie; argomento sicuro dell'esistenza di antiche abitazioni. E veramente era una città; ma qual era il suo nome? Taluni la vogliono una, taluni altra, ma senza certezza.

             La vorrebber alcuni chiamarla Butroto, perche sita alle sponde di Buonamico, che credesi il Butroto di Livio7, ma tal città non era in Calabria, come essi argomentano da Cicerone, poiché quello era in Epiro, come chiaramente si scorge, a chi si rimette a leggerla con attenzione "trans mare", si esprime, anzi altrove "ut Romae unxium sic Coregrae Buthrotum", sicchè, dopo tanti altri archeologi anche io conchiudo, che dovea essere la Orra Locron8. Intorno all'esistenza di Uria9 nel Locrese non vi è da dubbitare: circa il sito poi, taluni la vorrebber all'attual Condojanne, non riflettendo, che in tal modo verrebbe ad essere posta proprio alle porte di Locri, allor anzi una sequela della città, e non diversa da essa Locri10