Da: AMBIENTE, n.4/1998

 Bovalino Superiore tra storia e...

Il comune di Bovalino ha la sua sede municipale a Bovalino Marina, grosso centro commerciale della costa jonica, e Bovalino Superiore è una delle numerose frazioni di questi. Originariamente in Bovalino M. esisteva qualche casolare sparso, mentre il comune vero e proprio faceva perno in Bovalino (oggi) Superiore.

Situata sul dorso di una lunga collina, a circa 210 metri sul livello del mare, dista 4 Km. da Bovalino M. e 2 da Benestare. E’ attraversata dalla vecchia Statale 112: Bovalino - Bagnara Calabra che taglia l’Aspromonte.

Un tempo conteneva il borgo della Guarnaccia, non molto distante dal paese, ed era separato da un ponte e da una porta, che anticamente si chiudeva quando sovrastava qualche pericolo d'incursione straniera o di briganti. Aveva un maestoso castello, costruito dal Conte Ruggero, ben fortificato. Benché danneggiato dal terremoto del 1783, non presentava alcun pericolo; pertanto, fu inutilmente di­strutto a pretesa causa del successivo terremoto del 1908, e, dopo un successivo sbancamento fu costruita una strada comunale su di esso. Oggi sui suoi ruderi sorgono alcune case regolarmente abitate.

Anno 730 d. C. Questa è la prima data in cui è documentata l'esistenza di Bovalino 5., quando, in una “Vita di Santi”, viene citato un miracolo avvenuto in questo paese.

Intorno al 790 Bovalino dominava uno dei territori più vasti della Calabria, che si estendeva da S. Cristina d'Aspromonte, affacciata sul Tirreno, fino al mare Jonio, dove copriva la zona compresa tra Cirella e San Luca.

Le notizie successive risalgono al periodo attorno al 1050, quando la dominazione bizantina venne sostituita da quella Normanna. E in questo periodo che Signori di Bovalino divennero i Ruffo di Sinopoli. Alla loro storia può essere da ora collegata quella di Bovalino.

L'improvvisa apparizione dei Ruffo fa supporre che questi tornarono a prendere possesso di questo ampio territorio che era stato a loro tolto in precedenza. Anche l'etimologia del nome di questo casato dà adito a supposizioni: il nome Ruffo è di chiara origine bizantina, mentre l'origine Normanna è dimostrata dalla loro stessa firma Ruffus, con la F gotica, che quindi si legge Russus, come si può vedere ancora nella cripta della Cattedrale di Gerace, sulla tomba di un Ruffus conte di Capo Bruzzano, Bianco, Bovalino, ecc...

Esistono comunque documenti che avvalorano entrambe le tesi e quindi non è possibile avere una certezza sull'etimologia e quindi sull'origine del nome. Ruffo di Sinopoli, dominatore di Bovalino, e Ruffo di Catanzaro erano due fratelli, ma mentre quest'ultimo accettò l'invasione spagnola, Ruffo di Sinopoli, che era stato tutore di Corradino di Svezia e fedele ai Normanni cadde in disgrazia con la caduta di Giovanna di Napoli.

Intorno al 1500 ai Ruffo succedette la famiglia Marullo, messinese di origine spagnola. Al periodo di precedente squallore segui quindi una fase di relativo miglioramento nella vita sociale.

I Marullo si distinguevano per la loro cultura, e questo diede lustro a Bovalino. Inoltre, per prendersi cura anche delle anime, pensarono bene di affidare i poteri ecclesiastici ai propri familiari, sostituendoli ai precedenti, ottenendo così un controllo completo sulla popolazione.

Si narra che i Bovalinesi parteciparono alle crociate in Terra Santa. Infatti i Marullo, acquistata una Galea da armatori genovesi. raccolsero un gruppo di uomini robusti (fra i quali tre zii materni del glorioso Martire Beato Camillo Costanzo e li incatenarono ai remi. Questi parteciparono, con il Conte Marullo, alla battaglia di Lepanto nel 1571. Le Crociate fecero la fortuna di molti condottieri, ma i Marullo non ebbero vantaggi da questa impresa, anzi si indebitarono a tal punto che si videro costretti, onde coprire i debiti, a vendere alla famiglia napoletana dei Carafa, Signori di Roccella, il territorio di Cirella.  

Alla fine del 1500. fra le tante invasioni ed incursioni subite, quella più disastrosa per la popolazione fu la distruzione del castello in seguito all'assalto dei corsari berberi guidati da Hassan “Cicala”, il cui nome è stato di volta in volta storpiato in Sinan e in Bassà 1.

Il castello di Bovalino era inespugnabile ma capitolò la sera dell'8 settembre I 594, grazie al prelato che, per 19.000 ducati, apri la porta del castello alle truppe di Assan¹ che si diedero alla distruzione e al saccheggio.

Questo luttuoso avvenimento viene commemorato ancora oggi, nella stessa data, con la festa dell'Immacolata Concezione.

Tutto il territorio conosciuto come fiumara di Bonamico era in origine un vasto territorio paludoso infestato dalla malaria e da frequenti invasioni di cavallette che distruggevano i raccolti. Questo periodo di malattie e carestia durò per tutto il  1600 e 1700, fino agli inizi del l'800 quando tre fattori principali: la ferrovia, le strade e il chinino portarono il progresso ed in particolar modo l'espansione del commercio con l'arrivo di commercianti provenienti dalla Sicilia e dal Napoletano.

In questo periodo le famiglie più importanti sono quelle degli Spagnolo, dei Morisciano e degli Oliva.

Non hanno fatto tanti danni al patrimonio artistico e all'ambiente i secoli di invasioni, intemperie e cataclismi, quanto le amministrazioni comunali degli ultimi cento anni. Ne è un esempio la distruzione della porta del castello in seguito alla costruzione della strada che si diceva in apertura, che sale da P.zza G. Ruffo verso la chiesa e che taglia così il castello in due parti. Successivamente, per la costruzione di un'altra strada venne distrutta un'altra parte del castello.

Esistevano ancora, in tempi recenti, le cisterne del Convento, distrutte con la costruzione di un oleificio e, in contrada Biviera, dei canali a pettine per la raccolta dell'acqua piovana, tipici delle zone aride del Medio Oriente.

Vi erano in Bovalino numerosissime chiese, una, ed anche più, in ogni contrada e nel centro. La fondazione della Chiesa Matrice risale ad epoca remotissima, a stile romanico e da costruttore ignoto. Essa è dedicata a Maria SS. della Neve e a S.Nicola di Bari. Nel soccorpo vi era la cappella dell'Immacolata, costruita in pregiato marmo, ed attorno, nelle catacombe, diecine erano i morti lì seppelliti.

La Chiesa Matrice, col terremoto del 1783, subì gravissimi danni, per cui sì dovette riparare con dei restauri, a più riprese. Il campanile fu completato nel 1866 su disegno dell'ing. Bonfantinì,  piemontese,  progettista della strada ferrata. Nel 1908 la chiesa fu ulteriormente danneggiata dal terremoto e fu riparata con un contributo dell'allora Papa Pio X.

Oltre la chiesa matrice vi era la parrocchiale di Maria SS. Assunta, eretta nel 1651. Questa, oltre al beneficio proprio, aveva quello di 5. Orsola di patronato della famiglia Agnelli, e quello delle Anime del Purgatorio.

Questa chiesa è stata totalmente distrutta dal terremoto del 1783, e l'allora parroco Agostini continuò ad esercitare il ministero, finché, seguita la sua morte, con R.D. 6 giugno l8l2 fu soppressa la parrocchia, ed il Vescovo aggregò i fedeli alla matrice.

Vi era l'altra parrocchia di S.Caterina; eretta il 15 giugno del 1586 dal Vescovo Pasqua, nel sobborgo detto della Guarnaccia; con decreto reale del 6 giugno 1812 era stata soppressa, ma dopo qualche tempo fu ripristinata. La parrocchia aveva il beneficio di S. Maria di Gesù.

Questa chiesa aveva un bel portale in pietra intagliata, a fogliame stilizzato, proveniente da una antica chiesetta esistente nella fortezza medioevale di Bovalino. Vi era pure un altorilievo in marmo bianco, raffigurante la Madonna col Bambino, e in fondo lo stemma dei Pignatelli. Le immagini della Madonna e del Bambino furono mutilate della testa dai pirati turchi, in odio al cristianesimo, in una incursione fatta a Bovalino.

Molte altre chiese esistettero a Bovalino; ricordiamo quella di S.M.del Soccorso, eretta fuori le mura; eretta dall'Abb. Franc. Correale arciprete dì Siderno. Essa aveva una sola navata, con la porta verso oriente. In chiesa vi era un bellissimo dipinto di Maria SS. del Soccorso. Detta chiesa vien descritta in una platea dei beni della medesima, dell'anno 1756, come segue:

“Di quanto sia l'antichità di detta chiesa si può congetturare del non esservi stata persona quantunque canuta, non solo di nostri tempi, ma bensi dell 'ora che il dottissimo Dott. Ab. Carlo Poggio nell’anno di nostra salute 1674, si fatta platea, il quale asserisce non  esservi memoria da chi fosse stata edificata ne fondata, forse per essere state bruciate le scritture nel 1594 allorchè questa Terra fu presa dal Turco e incendiata. Ma che sia di gran pregio si fa conoscere mercé li privilegi che li furono concessi siccome porta il medesimo Poggio. I cappellani della suddetta chiesa con Breve spedito nell'anno 1432 dal R.mo P.F. Bartolomeo di Miranda, allora Generale dei Domenicani, possono scrivere e arrollare li Fratelli e Sorelle della Confraternita del SS. Rosario, benedire le corone, candele, ecc. Nella menzionata chiesa vi è l’indulgenza a chiunque devoto entri, toties quoties, e con molta venerazione si adora detta chiesa. Vi è ancora la Confraternita dei Gentiluomini benché in pochissimo numero per la scarsezza delli genti, essendo questa Terra sprovvista d’abitatori.

     La menzionata chiesa sta situata come sopra, nello Borgo di questa Terra detto Zopardo, riguarda al mezzogiorno e s’entra con due porte, una grande dirimpetto al detto mezzo giorno girata di pietre intagliate con fioraggi, e l'altra piccola che riguarda lo scirocco, col comodo di due campane una grande e l'altra piccola, e al di dentro in faccia alla Porta centrale vi è l'altare alla romana con due gradini; e la statua di S. Maria delle Grazie col Bambino, e faccia fronte alla porta piccola in cappella .sfondata vi è l’altare del SS. Rosario col suo quadro con li Misteri di pittura ed al finimento il Padre Eterno, con sua cornice  dorata. Vi è parimenti in ditta chiesa a man sinistra nell’entrata della porta maggiore uno stipo grande dentro il quale vi è la statua celebre del SS. Rosario col Bambino che si porta nelle solenni processioni, vestita di drappo di varii colori.  A lato dell 'altare vi sono due quadri vecchi di pittura coll’effigie di S.Vito e S. Aloe, e l’altro colli SS. Cosma e Damiano”.

Questa chiesa possedeva molti beni, alcuni di inestimabile valore artistico, e parecchie case nell'abitato di Bovalino. Questi beni venivano amministrati da un Procuratore. Pur essendo, questa chiesa, monumento nazionale e quindi tutelata, e stata abbandonata alle intemperie e per nulla custodita. tanto che. sino a pochi mesi addietro all'interno vi si alloggiavano capre, maiali, galline ecc. Ultimamente è stata recintata (in modo abbastanza puerile) ed il portale centrale è stato fatto murare. Intanto (anno 1978) si aspetta il restauro totale, che si spera avvenga al più presto!

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 ¹Era oriundo genovese. Aveva 16 anni quando fu sorpreso dai turchi e catturato insieme al padre, che presto mori di crepacuore perché separato dal figlio Questi, dotato di sveglio ingegno, venne istruito, gli fecero abiurare la religione cristiana per abbracciare l'islamismo, e poi ne fecero un ammiraglio della loro flotta. Bombardò nel 1594 Bovalino, Cariati e Reggio, assaltando l'Eremo della Consolazione. Avendo capitolato, i frati lo visitarono nella rada di Pellaro, e gli parlarono di Dio. “Ritiratevi -' disse loro - voi potreste farmi del ma/e senza vostro vantaggio. A Lepanto comandò uno dei corni della flotta. Si ritirò minacciando. Il Sultano gli aveva dato in moglie la propria figlia.