…dall'inventario di quanto ritrovato nel

Castello di Bovalino

in data

28 aprile 1897

 

dall’archivio del Dott. Giovanni Ruffo

     Il giorno 14 settembre dell’anno 1884 moriva in Bovalino D. Giovanni Ruffo, ricco proprietario terriero.
  
Con il suo testamento segreto, redatto dal notaio Rocco Musitano in data 2 novembre 1883, nominava unico suo erede un erigendo Ente di beneficenza che avrebbe dovuto avere la denominazione di “Ospizio di Mendicità Giovanni Ruffo” la cui gestione era affidata ad un gruppo di concittadini tra i quali il sindaco pro-tempore e l’arciprete. Gli altri componenti la Commissione amministratrice, da scegliere tra i galantuomini del paese, erano di carica elettiva. Usufruttuaria dell’intera eredità era la sua vedova D. Giuseppina Gerardis.
   
Il primo verbale dell’inventario dei beni mobili rinvenuti nei locali del Castello di Bovalino Superiore, datato 14 ottobre 1893, elenca soltanto oggetti vari, che sono catalogati e valutati, ed infine affidati a custodi…al vaglio del tempo poco diligenti, poiché è andato perduto quasi tutto. Questo verbale fa riferimento all’inventario legale iniziato dal notaio Rocco Musitano in data 9 dicembre 1884 e terminato il 27 settembre 1885.
    A quel tempo la Commissione amministratrice era così composta: 1). cav. D. Nicola Spagnolo, sindaco e presidente; 2) arciprete Antonino Rocca, componente; 3) avv. Antonio Vitale, eletto; 4) D. Giuseppe Calfapetra, eletto; 5) D. Giuseppe Procopio, eletto. Segretario era il sig. Leonardo Puglia Longo; commissario prefettizio, per la “precisata istituzione”, era il sig. Luigi Cimato di Giuseppe.
  
Nel relativo verbale si legge che fu possibile inventariare in quella data soltanto quanto presente nel castello, perché era deceduta la vedova, usufruttuaria dell’eredità, in data 26 agosto 1891. In verità la vedova aveva avuto in uso soltanto una parte dei beni mobili poiché era stato nominato, subito dopo la morte del Ruffo, un custode di quei beni nella persona del conte Gennaro Grillo.
  
Per puro amore di precisione si rende noto che i beni mobili erano stati suddivisi in tre gruppi: beni che potevano essere utilizzati dal costituendo Ospizio G. Ruffo (valutati £.2.232,05); beni da vendere (valutati £. 3.911,00); beni che dovevano essere rimborsati, perché non restituiti, dall’erede della vedova D. Filippo Gerardis (valutati £. 3.689,02); beni non restituiti dal custode conte Grillo (valutati £. 946,97). Alla fine tanto il Grillo quanto il Gerardis non pagarono il debito loro attribuito.
   
Per la redazione dell’inventario si fecero 56 accessi in casa Ruffo, con la spesa di £.256,00 e l’onorario del notaio per quegli accessi fu di £.1.147,00. Alla fine si spesero complessivamente £.2.971,45 di materiale notarile (carta, registri, procure, etc.) e 3:2.927,80 di onorario del notaio.
  
Altra curiosità è rappresentata dalla lista dei debitori di somme di denaro che dovevano al defunto benefattore Giovanni Ruffo e che ammontavano a complessive £.36.038,27. Erano tutti stretti familiari del Ruffo: sorelle, cognati, nipoti, ed un nipote della moglie, erede della stessa. Tutti dimostrarono la insussistenza del credito.
   Furono rinvenute £.21.291,00 in contanti che furono in gran parte usate per pagare spese legali e tasse.
    Delle forti somme depositate in titoli di credito presso il Banco di Napoli non è citato l’ammontare. Si dava conto di tali somme in un registro non rinvenuto!
    Dai verbali si può rilevare: nel castello, abitazione abituale del benefattore Giovanni Ruffo, si trovavano due “Padiglioni (intenda baldacchini da letto) uno di damasco giallo e l'altro di ..(non si legge la qualità della stoffa) giallo, che il 4 aprile 1897 furono venduti al mercante napoletano (abitante in vico San Petrillo 28) Pasquale Fittipaldi di Raffaele per £ 700. E' poi inventariato un terzo baldacchino (definito cortinaggio) di damasco seta color canario formato, come gli altri, da quattro pezzi valutato £.1000. Altro “cortinaggio” completo con fasce a vari colori e fondo canario composto di n° 4 pezzi, valutato £.400. Questi particolari ci dicono che le stanze del castello dovevano essere ben alte e grandi e che quelle “padronali”, destinate a letto, erano almeno quattro.
   
E' inventariata anche una grande libreria in legno e numerosissimi volumi: esisteva nel castello una stanza adibita a biblioteca? E' possibile, visto il gran numero di libri che sono inventariati. Sono poi inventariati e descritti ben undici ritratti ad olio di familiari del benefattore, altri undici più piccoli, ed altri 14 di vario soggetto (uno era di Garibaldi) che potevano essere  appesi soltanto alle pareti di un idoneo ambiente “aperto ad estranei”. A quei tempi un simile ambiente aveva il nome di "galleria” ed occupava uno spazio di non meno di 50 mq. Si trovano ancora inventariati un pianoforte a coda e numerosissime poltrone e divani; una statua lignea dell’ Addolorata”, valutata £.425 ed una corona d’argento valutata £.150. Ed ancora servizi di posate d’argento valutati complessive £. 677,56; un orologio d’argento, un Remontuar d’oro a doppia cassa, un anello d’oro con pietra a brillante, altro anello d’oro, una catena d’oro con ciondolo, un orologio con cassa di rame, una scatola d’argento uso tabacco ed una catena pur d’argento per orologio, una calamariera d’argento. La valutazione complessiva era di £.967,68: furono comprati dai familiari.
  
A soddisfazione dei più curiosi si rende noto che dall’inventario risultano ben “12 pitali di ceramica”, “6 càntari di argilla cotta” e “5 comode di legno intarsiato” (una comoda era valutata £.32,50).
  
Nell'inventario si legge che sotto le stanze esistevano dei bassi adibiti a magazzini. Tali magazzini, a giudicarli dal contenuto, dovevano essere piuttosto grandi e numerosi.
  
Dovevano esserci anche delle stalle, poiché sono inventariate bardature complete almeno per tre cavalli e finimenti per carrozze.
  
Da una deliberazione della Commissione che amministrava i beni dell'Ospizio, fatta in data 10 settembre 1892, si rileva  che all'entrata del Castello esisteva un orto, che era affittato per la somma annua di £ 17 al maestro di scuola Carmelo Malgeri ed a Giuseppe Marrapodi fu Giovanni.
  
Nel 1893 la commissione delibera di fare aggiustare la copertura del Castello, poiché infiltrazioni d’acqua stavano rovinando il mobilio. Si spesero per i lavori fatti in economia £ 67,62.
   Nel 1895 i mobili delle varie stanze del Castello furono accatastati in due stanzoni, per affittare le altre. Una l’affittò il Comune per la scuola femminile di Bovalino Superiore per £ 50 annue. Il contratto d’affitto ebbe la durata di cinque anni. Nel mese di maggio dello stesso anno il Comune decise di affittare una seconda stanza del Castello per ubicarvi la scuola maschile. Per tale motivo fu costruita una scala in muratura che dal cortile del Castello immetteva direttamente nella scuola. La scala doveva essere pronta per l'inizio del mese di ottobre. Il costruttore fu il capomastro Vincenzo Chiarantano. La spesa fu di £ 155 (Il 17 giugno 1901 la Commissione deciderà di affittare a Rosa Cristarella di Vincenzo, giudicata solvibile ed affidabile, per annue £ 12  il locale sottostante la scala che immetteva nella scuola maschile).
  
Il  primo dicembre 1899 la Commissione delibera la riparazione della struttura muraria del Castello, che minacciava di rovinare. Il danaro per questi lavori sarà prelevato dalle £ 600 stanziate in bilancio. Nella stessa seduta si autorizza il Presidente a sfrattare gli inquilini morosi.
  
Il 2 luglio 1890 è dato incarico al parroco di Bovalino, Superiore, Rev. D. Bruno Macrì membro della Commissione,  di vigilare che i lavori siano eseguiti bene e con la spesa minore. Il 6 gennaio 1901 si affermava nei verbali che i lavori di riparazione del Castello erano stati eseguiti a dovere, con la spesa di £. 587,30.
  
Il 17 giugno1901 il castello necessitava di alcuni lavori di riparazione alle porte ed alle finestre.
  
Fu incaricato delle riparazioni il falegname Filippo De Domenico, al quale fu chiesto un preventivo. Il 13 luglio dello stesso anno furono pagati per le su accennate riparazioni £ 79,70 che però comprendevano anche il costo dei materiali (era compresa la somma, non specificata, di riparazione della casina del fondo Gelonese (s’intenda donna Palomba). La casina ‑ della quale oggi rimane soltanto un misero rudere, si indicava con il nome di “casa d'agnegli” ‑ esisteva ancora negli anni cinquanta, seppure diroccata. Al tempo delle riparazioni il custode si chiamava Nicola Barbatano.
  
Nella seduta del 18 novembre 1901 la Commissione, giacché era stato esaurito il fondo di £ 400 per le manutenzioni dei vari immobili, delibera di ricostituirlo trasferendovi i fondi disponibili nel fondo di riserva che ammontavano a £ 139,95.
   Dal verbale relativo da seduta tenuta dalla Commissione in data 18 marzo 1901, si rileva che in quella data abitavano il Castello le seguenti famiglie: Sacco Agostino fu Vincenzo, Macrì Antonio fu Vincenzo, Gallo Giuseppe fu Ilario, Zinghinì Rosario fu Antonio e Bova Rosario fu Giovanni. Erano tutti morosi (nessuno di loro aveva mai pagato l'affitto) ed il Presidente pro tempore, Parroco Bruno Macrì, li invitava a mettersi in regola, minacciandoli di sfratto. Il Sacerdote doveva avere una carica umana notevole ed era certamente pervaso da cristiana pietà, perché inviava diffide nelle quali oggi si leggono dolci ammonimenti e frasi di comprensione. Il 26 gennaio 1903 il più deciso presidente e sindaco avv. Carlo Stranges, considerato il fallimentare stato finanziario della fondazione, è incaricato di denunciare gli affittuari morosi e di licenziare gli insolventi. Zinghinì Rosario fu Antonio e Sacco Agostino fu Vincenzo, che non avevano mai pagato l'affitto, sono denunciati. Nella stessa delibera si legge che il Castello deve essere reso libero dagli inquilini entro il mese di settembre di quell'anno 1903, dovendo essere adattato ad Ospizio di mendicità. Gli inquilini del Castello erano: Comune di Bovalino (le due scuole), Gallo Giuseppe fu Ilario, Grillo Gennaro fu Conte Domenico Antonio, Cristarella Vincenzo, Cristarella Rosa di Vincenzo, Cundari Concetta. Gli inquilini del Castello, in quell'anno, erano in tutto sei. Bisogna notare che Gennaro Grillo del fu Conte Domenico Antonio era custode dei beni mobili contenuti nel Castello (prima lo era stato suo padre) e che doveva abitare locali del Castello idonei per dimensioni e decoro al suo stato sociale.
  
Nella stessa delibera si legge che un piccolo vano, posto al piano terreno del Castello, può essere affittato al Comune di Bovalino per cinque anni (1903‑1907), con l'affitto annuo di £.5, per essere adibito a beccheria e pescheria, perché avendo il locale entrata affatto indipendente non poteva né ostacolare i lavori previsti né essere di alcuna utilità al sorgente Ospizio. Si precisa inoltre che il piccolo locale era stato sino allora adibito a “biglietteria del teatrino che v'era a Bovalino Superiore”. (Il teatrino era in un locale del Castello?) Esattamente cento anni fa (oggi è il 13 aprile 2003) la piccola comunità rurale di Bovalino Superiore aveva a sostenere un “teatrino”. La grande, civile ed evoluta comunità di Bovalino Marina, addirittura multietnica, possiede oggi un teatrino?
  
Nella seduta del 14 aprile 1903, la Commissione prende visione di una dettagliata relazione sullo stato degli immobili di proprietà dell'Ente, presentata dall'Ing. Carmelo Fragomeni. Di tale relazione non c’è traccia alcuna. Si comunica soltanto la notizia senza altro commento.
  
Il primo giugno 1903 fu deliberato di pagare £ 10,35 spesi per “riparare la volta che dona accesso al Castello, che si era bucata”. Si usarono 2 metri cubi di pietra (£.6), 2 quintali di gesso (£.2). La mano d'opera costò £.2,35.
  
Nella seduta del 20 luglio 1904 la Commissione deliberava di pagare £ 50,53 al falegname Filippo Chiarantano per la costruzione di un finestrone del locale del Castello adibito a scuola, e £.8,90 al vetraio Filippo De Domenico­.
   Il giorno 11 febbraio 1905 si tenne una riunione della Commissione che amministrava i beni lasciati dal defunto Giovanni Ruffo. Nella relativa delibera di legge:” considerato che nel venturo anno 1906 questo Ospizio di mendicità Ruffo Giovanni può avere la sua materiale fondazione e che quindi bisogna, nel volgente anno, provvedere alla riattazione del vecchio fabbricato destinato al riguardo dal fondatore Ruffo Giovanni, mentre nelle condizioni attuali non si possono collocare gli storpi e gli inabili al lavoro; ritenuto che un tale fabbricato, nel caso che per legge la Pia Istituzione sarà modificata, in modo da servire per ospedale, è bene che sia riattato con queste vedute, e che i relativi lavori possano eseguirsi in diversi lotti, costituenti ciascuno una sezione, capaci di essere adibita per asilo e per Ospedale, e ciò qualora l’ammontare della spesa totale non consente di essere sostenuta per intiero sul bilancio del 1905, ove risono stanziate appositamente £ 3.000. Delibera ... di affidare ad un competente Ingegnere il progetto per la riattazione del palazzo detto il Castello tenendo presente che i locali possono essere destinati ad Ospizio di mendicità od anche ad Ospedale, se vi sarà per legge la prevista trasformazione della volontà testamentale. Si prevedeva che nel corso dell'anno 1906 si potesse provvedere al ricovero degli storpi e degli inabili al lavoro.
  
Il giorno 13 ottobre 1905 la Commissione precisa nella relativa relazione che era stato affidato “all'ing. sig. Speziali Vincenzo di elaborare la perizia di riattazione del palazzo detto il Castello, dove dovrà sorgere l'Ospizio di mendicità”. Per tale motivo si modificava il bilancio.
  
Il giorno 16 dicembre 1905 la Commissione precisava che del progetto in corso, affidato all'ing. Speziali, non si poteva prevedere il costo anche perché non era stata ancora fatta la perizia del Genio Civile. Destinava a copertura di tale spesa £. 400.
  
Nella seduta del giorno 16 maggio 1906, la Commissione approvava "il progetto presentato dall'Ing. Speziali il 20 maggio u.s.". La spesa era di £ 18.800. Si precisava che il progetto era composto di: computo metrico, fascicolo dei disegni, stima dei lavori, analisi dei prezzi e del capitolato d'appalto; poiché il costo ora ritenuto congruo e si disponeva della soma indicata veniva approvata la relativa delibera.
  
Dalla relazione del 16 novembre 1906 sappiamo che si stavano "mettendo in appalto i lavori di riattazione del Castello”.
  
Il 3 ottobre 1907 l'appaltatore dei lavori di "riattazione del Castello” era il Sig. Vincenzo Piromalli, il quale chiedeva “un supplemento di prezzo…. per l'aumentata mercede dei lavoratori e per l'aumentato prezzo dei materiali”. Si chiedeva il parere dell’ingegnere che aveva eseguito il progetto.
  
Il 4 novembre 1907 il Presidente era autorizzato a "concedere al Comandante il Distaccamento Militare le tavole (111 di abete veneziano) acquistate dall'appaltatore per i lavori del Castello".
    L'appaltatore sollecitava in quegli stessi giorni la perizia dei lavori eseguiti e dei materiali da lui acquistati. Nella delibera si legge che la sera del 28 ottobre 1907 “ le forti scosse di terremoto produssero gravissimi danni tanto alle fabbriche vecchie quanto a quelle nuove da esso appaltatore            costruite, a segno che i lavori non si possono proseguire se non vi sarà altro progetto”. Si decise altresì di pagare all'appaltatore i lavori eseguiti e di rimborsargli le spese del materiale, che saranno valutate da un competente perito. Le tavole date al Comandante del distaccamento militare servirono alla costruzione di una baracca di ricovero dei soldati venuti per la demolizione dei fabbricati pericolanti.
   Viene anche deliberato di vendere i beni immobili posseduti dalla donazione, che si valutavano £. 176.636,39. Su tali beni, che rendevano lorde £ 7.194,60, si pagavano tasse per £. 681,41, sicché il reddito netto era di £ 6.513,19.
  
I beni rustici da vendere erano: 1) fondo rustico Gelonese ossia Donna Palomba; 2) fondo rustico Paolino o Serro; 3) fondo rustico Felicia; 4) predio rustico Frazzà; 5) predio rustico Bosco S. Ippolito; 6) predio rustico Feriolo; 7) metà molino detto Pioca; 8) casina della Marina.
  
Era indetta asta pubblica. Si allegava perizia dei beni da vendere. Il bilancio preventivo della fondazione dell'anno 1908 era di £ 19.009,24.
   Il 22 febbraio 1908 il Presidente della Commissione denunciava la ditta Chiarantano Arcangelo fu Francesco, Leonardo Gennarino fu Giuseppe e Chiarantano Paolo fu Vincenzo per furto di pietra di tagliotolta dal palazzo detto il Castello danneggiato dal terremoto”.
  
Il 1 aprile 1909 la fondazione Ruffo era retta dal Commissario Prefettizio Dr. Bruno Giordano, il quale, in considerazione che i danni causati dai terremoti del 28 settembre 1907 e 28 dicembre 1908 avevano reso inabitabile il Castello e che erano trascorsi ben 18 anni dalla fondazione, ritenendo difficilmente realizzabile il desiderio del benefattore, delibera di stanziare £ 500 per sussidi ai poveri del Comune.
  
Il 13 luglio 1909 era sempre presidente della Fondazione il Commissario Prefettizio Dr Bruno Giordano. Nel verbale è precisato che nel 1906 l'appalto dei lavori da eseguire al Castello era stato di £. 19.200,00. Al momento del terremoto del 1907 i lavori erano stati eseguiti per due terzi. Fu chiesto al Sig. Giovanni Uccelli, Ingegnere capo dell'ufficio tecnico provinciale, di eseguire il collaudo dei lavori, ma ciò non avvenne per circostanze definite imprevedibili. E' rinnovato l'incarico di collaudo al predetto Ingegnere, che poi non potrà eseguirlo per mancanza della documentazione occorrente.
  
Nella seduta del 22 aprile 1910 si elegge il nuovo presidente, che sostituirà il Commissario prefettizio, nella persona del Sig. Giovambattista Longo fu Giuseppe.
  
Nella stessa seduta, considerata l'impossibilità e la convenienza di riparare i danni del terremoto subiti dal Castello, per onorare la volontà del benefattore si decide di erogare una diaria di centesimi trenta o cinquanta a storpi ed inabili al lavoro scelti da una speciale commissione. In quell'anno i beneficiari furono: tre con diaria di 40 centesimi e cinque con 30. A costoro era fatto divieto di questuare.
  
Nella delibera del 17 dicembre 1911 la commissione affitta un locale del Castello a Rachele Cosentino.
  
Il 27 febbraio 1912 la Commissione, per domanda urgente del sindaco, ordina la demolizione dei resti del muro perimetrale del Castello crollato nel pomeriggio del giorno precedente ostruendo la via nazionale. Occorreva procedere alla “immediata demolizione del muro perimetrale prospiciente sulla strada nazionale fino al piano delle volte e dei due primi muri lato mare fino alla linea della copertura della casa laterale coperta di tegole nostrali; mentre il terzo muro dovrà essere demolito a scarpata per la quinta parte della lunghezza”. Per i lavori sono stanziate £.1.050. Parte del materiale di demolizione fu accumulato in alcune stanze del Castello. I lavori furono eseguiti da Gennaro Leonardo che ebbe il compenso di £ 1.000.
  
L'ultimo verbale della Commissione è del 15 settembre 1913. Il presidente era il Cav. Francesco Lentini. La sola cosa notevole, che si trova negli ultimi verbali, è che “a distanza di un anno dal crollo del muro esterno del Castello il materiale di demolizione delle parti pericolanti, che non è stato rubato, ingombra ancora la strada nazionale”.