Mario Pellicano Castagna

 

 

LA STORIA DEI FEUDI E DEI TITOLI NOBILIARI DELLA CALABRIA

  I

A - CAR

 

B O V A L I N O

     

            Terra baronale di Calabria Ultra cui andavano uniti, fin dalla loro origine, i casali di Benestare e Cirella: oggi comuni di Bovalino e Benestare in prov. di Reggio Calabria.

            Fino al sec.XV fu il centro di un ampio complesso feudale che comprendeva anche le terre di Bianco, Motta Pandura, Precacore, Potamia, Torre e Motta Bruzzano, con i casali e le dipendenze, il cui territorio, su una superficie complessiva di Kmq. 435, è quello degli attuali comuni di Bianco, Casignana, Caraffa, Careri, Platì, Samo Sant’Agata del Bianco, San Luca, Bruzzano e Ferruzzano.

            Questo complesso feudale fu anche indicato, verso la metà del 400 come baronia di Bianco: fu aggregato alla contea di Condoianni sotto Marullo nel 1496: e cominciò a smembrarsi verso la metà del secolo successivo.

           

FULCONE RUFFO il Rimatore (fratello di Giordano e nipote ex-frate del vecchio Pietro I Ruffo di Calabria, conte di Catanzaro ) figura, fin dalla metà del “200, signore feudale di Bovalino e Santa Cristina, castelli che egli riuscì a difendere  a lungo con indomita energia, nella lotta contro Manfredi ( cfr. Pontieri - Ricerche sulla crisi …), passim.

Sul personaggio e suoi discendenti più ampie notizie vengono date nella storia del feudo di Sinopoli, che egli stesso ebbe in dote dalla moglie Margherita, figlia erede di Carnelevario de Pavia.

 

ENRICO RUFFO, primogenito del precedente, rientrò nel Regno all’avvento della dinastia angioina, e poté riavere i feudi della sua famiglia, che Manfredi aveva confiscato.

Si segnalò nelle vicende militari in Calabria durante la prima fase della guerra del Vespro (loc. cit.)

 

FULCONE RUFFO, figlio secondogenito del precedente, ebbe assegnato dal padre il castello di Bovalino con Bruzzano, Motta Baldiero e le terre dipendenti.

Nel 1332 avrebbe dovuto succedere al nipote Pietrino, figlio del premorto Pietro, suo fratello, negli stati di Sinipoli e Santa Cristina, ma gli venne invece preferito il fratello terzogenito Guglielmo, in auge presso Re Roberto.

Egli stesso era R. Ciambellino, e ricoprì la carica di Viceré di Abruzzo.

Sposò in prime nozze Berarda, figlia di Trisiligardo signore di Guardia, morta improle; ed in seconde nozze Altadonna, figlia erede di Giordano de Balbano, sign. di Tingnano e Castagneto, da cui ebbe pure la figlia Majaldella, che alla morte del padre ( 1346)era in capillis.

 

NICOLO’ RUFFO, unico maschio del precedente gli successe nelle terre di Bovalino, Bianco, Bruzzano ecc. e fu anche erede della madre nelle sue terre di Basilicata.

E’ personaggio noto alle Guide locali (che erroneamente lo qualificavano “il principe” Ruffo) per via del suo fastoso monumento funebre nella chiesa di San Francesco in Gerace ove morì il 13 marzo 1372 come testimonia la seguente iscrizione tombale posta lungo i margini perimetrali della lastra in marmo

Hic jacet corpus magnifici d. ni
Nicolai Russi de Calabr. Militis
Bubalini blanci capitis bruciani d. ni
Qui obiit anno dom.ni
MCCCL. XXII die sabate
Tercio decimo mensis marcii decima ind.
Cuius anima requiescat in pace amen

  In odio alla casa di Sinopoli, alla quale egli stesso apparteneva e dei cui domini si sentiva ingiustamente privato, pare che avesse disposto della sua successione in favore di un omonimo ma non prossimo congiunto, Nicolò Ruffo della casa di Catanzaro.

 

NICOLO’ RUFFO, figlio ultrogenito di Giovanni e fratello di Pietro 3°, l’uno e l’altro conti di Catanzaro, contemporaneamente del predetto Nicolò e quindi già in età avanzata, gli successe nella baronia di Bovalino con le sue pertinenze per disposizione testamentaria del medesimo. Così dicono i genealogisti di casa Ruffo, dai quali desumo le notizie circa i suoi immediati eredi, non avendo potuto rinvenire altro dalle fonti della prima metà del 400.

Si sa di lui che aveva assunto il cognome della madre, Francesca di Licinardo, facendosi chiamare Nicolò Ruffo de Licinardo; che sposò Sancia de Merletto, figlia del cavaliere Dragone, dotata dall’ava Isabella d’ Aulnay (de Alneto): che fu persona facinorosa e turbolenta, insieme col fratello Corrado, nella vita di Catanzaro, durante la prima metà del secolo; e che viene indicato come signore di Bovalino e Bruzzano nelle notizie che riguardano la figlia Giovanna, moglie di Rostaino Cantelmo barone di Alvito (cfr. De Lellis, I. P. 125 ). Era stato anche contutore durante la minore età di suo nipote Antonello conte di Catanzaro.

Dovette morire pochi anni dopo il suo omonimo antecessore.

 

RICCARDO RUFFO, unico figlio maschio del precedente, gli successe nel possesso delle sue terre di Bovalino, Bruzzano e Bianco con le dipendenze.

Era già morto, senza discendenti diretti, nel 1399.

 

GIOVANNI RUFFO, cugino germano del precedente ( come figlio di suo zio Bernardo ), gli successe negli stati di Bovalino, Bianco e Bruzzano. Visse ai tempi di Re Ladislao, e all’ombra del potente congiunto Nicolò Ruffo, conte di Catanzaro e marchese di Crotone e Viceré di Calabria, di cui, probabilmente, seguì le vicende.

 

NICOLO’ RUFFO DI CALABRIA  predetto, Marchese di Crotone, rientrato dalla Francia dopo la morte di Re Ladislao e graziato da Giovanna, tra il 1419 e il 1420 si pose alla ricostituzione del suo stato ed al recupero delle terre già  della sua famiglia, tra cui la baronia di Bovalino con le dipendenze.

Morì verso il 1434.

 

GIOVANNELLA RUFFO, marchesa di Crotone, successe in tutto lo stato paterno secondo i patti stabiliti nel suo matrimonio con Antonio Colonna pr. Di Salerno (1425); ma sopravvisse al padre qualche anno appena.

 

ENRICHETTA RUFFO, marchesa di Crotone, rimane erede di tutto lo stato della famiglia, stante la morte senza figli della sorella Giovannella, predetta.

Sp. (1441) Antonio Centelles, il famoso marchese di Crotone di cui sono note le vicende, e che venne spodestato una prima volta dal Re Alfonso d’Aragona nel 1445.

Il suo stato, ma non tutto, fu allora posto in demanio.

 

TOMMASO CARACCIOLO, Conte e Marchese di Gerace, ebbe concessa la baronia di Bovalino, Bianco e Bruzzano, della quale risulta in possesso in un documento del 18 maggio 1453, riportato in “ Fonti Aragonesi “, II, pag. 180.

Anche lui incolpato di fellonia nel 1453, fu sottoposto a processo e, giudicato colpevole per sentenza del 14 dicembre 1457, fu spodestato.

 

ANDREA DE POL R.Consigliere e Camerario, con privilegio di Re Ferrante dato in Capua il 10 luglio 1458, ebbe concessa la baronia di Bianco sita in Calabria, tolta al ribelle Tommaso Caracciolo, e consistente nella terra omonima “ nec non terras Mote de Bubalino Panduri, de Potamea, de Crepacoro, Turris de Burcano, Mote de Vurcano cum castris forteliciis hominibus et vaxallis”, e con tutto il suo distretto e le pertinenze. Il documento, citato da C. Arnone, è riportato integralmente da N. Barone nel suo studio: “ Per il titolo di Barone nelle province napoletane nel sec. XV “, in Bollettino Ufficiale della Consulta Araldica vol. 3°, 1896. pag. 356 e seguenti.

Il dominio di Andrea de Pol non dovette durare a lungo, se già il 3 marzo 1459 Re Ferrante, con lettera da Barletta, poteva autorizzare il Viceré di Calabria Francesco Siscar “a vendere i beni dotali di sua moglie in Sicilia, e ad acquistare col ricavato la baronia del Bianco in Calabria” (cfr. Pontieri: “ La Calabria…”,p.140, nota 4).

Non risulta comunque che tale acquisto sia avvenuto.

 

ANTONIO CENTELLES march. Di Crotone, predetto, il 24 giugno 1462 fu inaspettatamente perdonato da Re Ferrante e riammesso nel possesso dei suoi antichi feudi, tra cui la baronia di Bianco con le sue dipendenze.

 

ALFONSO CENTELLES, fratello del precedente, probabilmente in tale circostanza ebbe ceduta tutta la baronia di Bianco, che egli tenne fino alla definitiva scomparsa del fratello nel 1466. Non si conoscono gli estremi di tale cessione o concessione; ma si ha conferma del possesso di lui della baronia di Bianco in un documento del 1466, integralmente pubblicato da Pontieri ( ivi pp. 317), ove sono minuziosamente indicati i “ Jura curiae Baronie Blancij olim detenite per dominum Alfonsum Centelles”; vi si nominano le terre di Charerj, Torre Bruzzano, Crepacore; e se non si parla delle altre terre perché il documento è monco.

 

GIOVANNA CENTELLES, figlia erede di Alfonso, e moglie di Alfonso de Jovara, a giugno del 1495 chiede a Carlo VIII, durante la sua breve comparsa nel Regno, la restituzione della baronia di Bianco, con Motta Bovalino, Torre di Capo Bruzzano, Castello di Pietra e Panduri, che Re Ferrante aveva ingiustamente tolto a suo padre (cfr. “La Cancelleria di Carlo VIII).

Probabilmente la richiesta non ebbe effetto o, se lo ebbe, esso fu di breve durata.

 

TOMMASO MARULLO, Nobile Messinese, il 12 ottobre 1496 acquistò da Re Federico, che vendeva per i bisogni della Corte, la baronia di Bianco in Calabria, consistente nelle terre di Bianco,Bovalino, Garreri, Precacore, Potamia, Motta e Torre Bruzzano; ed inoltre il castello e terra di Condoianni, con i rispettivi casali, pertinenze e giurisdizioni; e ciò con privilegio che venne registr. nel Quintern. 2, al f. 276, come risulta dal Cedol. 80,f. 160.

Il Re Cattolico confermò la vendita predetta con privilegio del 29 novembre 1504, registr. nel Quintern. 5, f. 174.

Fu in pari tempo il I° Conte di Condoianni; e nella storia di tale feudo sono date altre notizie su di lui e sui suoi discendenti.

 

GIOVANNI MARULLO, Conte di Condoianni il 29 novembre 1518 ebbe Sign. di Rilev. per le terre componenti lo stato di Condoianni, tra cui Bovalino, come erede e per la morte del fu conte Tommaso predetto, suo padre, deceduto lo stesso anno ( Sp. Sign. I, f. 21, che riporta dal Reg. Sign. 2, f. 15 ).

 

VINCENZO MARULLO, 3° Conte di Condoianni, il 29 novembre 1557 ebbe Sign. di Rilev. per tutte le terre dello stato di Condoianni, tra cui Bovalino, come erede e per la morte del fu conte Giovanni predetto, suo padre, deceduto il 12 settembre 1556 ( Sp. Sign. I°,f. 281, che, riporta dal Reg. Sign. 12, oggi perduto, al f. 13 ).

Gli atti del rilevio sono nel vol. 359 dei Rilevi Origin. e Inform, fasc. 10

 

GIOVANNI  MARULLO, poi 4° ed ultimo Conte di Condoianni, nel 1585 ottenne refuta dal conte Vincenzo predetto, suo padre, di tutte le terre componenti in stato di Condoianni, tra cui Bovalino, con la sola riserva del titolo comitale, come risulta da relazione del Razionale unita al Cedol. 83, f. 427.

Ma in quell’epoca lo stato si trovava già esposto venale ad istanza dei creditori del conte di Condoianni, ed era già stato in parte smembrato.

 

MARIO GALEOTA, Barone di Monasterace, acquistò la terra di Motta Bovalino con i casali e le pertinenze per vendita fattagli all’asta nel S.R. Consiglio, per la somma di D. 43.990, contro il patrimonio dei conti di Condoianni predetti, con R. Assenso del 2 marzo 1585, che fu registr. Nel Quintern. I, al f. 150.

 

SIGISMONDO LOFFREDO, già Barone di Grotteria, venne in possesso della terra di Motta Bovalino con i casali per cessione fattagli, per lo stesso prezzo, da Mario Galeota predetto ( il quale sarà stato un suo prestanome), con R. Assenso del 6 ottobre 1586, che fu regolarmente registrato, come risulta dal Cedol. antico di Calabria Ultra 1500-1599, al f. 312, ove fu tassato. Si trovava anche tassato nello stesso Cedol. al f. 357. per la portulania della terra di Bovalino. Ebbe il titolo di Marchese di Bovalino, o di Motta Bovalino per privilegio di Re Filippo II dato in Madrid il 26 giugno 1587, esecutoriato il 26 agosto dello stesso anno, e registr. nel Reg. Privilegiorum del collaterale 24, ai ff. 622-23 (Serra).

Nel 1588, a mezzo di Mario Barone, acquistò la terra di Potamia alla quale, ricostruita per sua iniziativa nel 1592, fu dato il nome di San Luca, e che egli vendette (1603) a GiovanFrancesco Gregoraci. Suo fratello Alessandro fu il padre di Marcantonio, divenuto il I° Pr. di Maida.

Non avendo figli, refutò il feudo alla moglie Beatrice Orsini.

 

BEATRICE ORSINI dei Duchi di Gravina, Principessa di Montescaglioso, con istrumento di not. Jacopo Benincasa del 28 settembre 1605, ebbe refuta e cessione della terra di Motta Bovalino da Sigismondo Loffredo predetto, suo marito, il quale era stato a ciò preventivamente autorizzato con R. Assenso del 30 ottobre 1604, che fu registr. nel Quin. tern. 39, al f. I. Ciò risulta anche dal Cedol. di Calabria Ultra dal 1600 al 1638, f. 121.

Il 30 ottobre 1613 la stessa Beatrice Orsini ebbe Sign. di Rilev. per la terra di Motta Bovalino come erede e per la morte del fu march. Sigismondo predetto, suo marito, deceduto il 25 ottobre 1612 (Sp. Sign. II,f. 71, che riporta dal Reg. Sign. 42, f. 75).

A causa dei debiti lasciati dal marito, dovette disfarsi della terra di Bovalino.

 

SEBASTIANO VITALE. UJD. Acquistò la terra di Motta Bovalino con le pertinenze e le giurisdizione, per vendita fattagli per la somma D. 85.000 dalla princ. Beatrice Orsini predetta, con R. Assenso del 24 febbraio 1617, che fu registr. Nel Quintern. 56, f. 207.

Fu tassato perciò nel Cedol. predetto, f. 121.

 

ORAZIO DEL NEGRO del quondam Ambrogio, patrizio genovese, acquistò la terra di Motta Bovalino per vendita fattagli dal Dott. Sebastiano Vitale predetto, con R. Assenso del 7 maggio 1650, che venne registr. Nel Quintern. 106, al f. 13, come risulta dal Cedol. 80, f. 155.

Ebbe la figlia Leila (che aveva sposato Giov. Geronimo Del Negro e che gli premorì), alla quale il Duca di Mantova, e Monferrato in conto di 18.000 scudi d’oro dovuti al di lei avolo Ambrogio Del Negro, diede i feudi di Mombaruzzo e Quaranta presso Acqui, di cui si investì il 23 aprile 1624 (cfr. Manno A, “Il Patriziato Subalpino”, I, pp. 275 e 320).

 

AMBROGIO DEL NEGRO, marchese di Mombaruzzo, come nipote del fu Orazio predetto, suo avo materno, mediante l’interposta persona di Lelia, sua madre, gli successe nella terra di Bovalino, della quale prese intestazione il 10 gennaio 1652 nel Cedol. 80, £ 155.

Del castello e terra di Bovalino prese formale possesso, ed ebbe assicurazioni di ligio omaggio, il 20 giugno 1653, ad atti di not. Pietro Camuso da Gerace.

Si reinnestò il 21 novembre 1653 per la bagliva e la catapania di Bovalino, nel Cedol. 80, al £ 215.

 

GIOVANGERONIMO DEL NEGRO, Conte di Quaranta, il 26 aprile 1660 ebbe Sign. di Rilev. per la terra di Motta Bovalino con i casali e le giurisdizioni, come erede e per la morte del fu Ambrogio predetto, suo padre, seguita il 6 gennaio 1657 (Reg. Sign. 67, f. 7).

Gli atti del rilevio, 1657, sono nel vol. 359 dei Rilevi Origin. e Informaz. Fasc. 22.

Non prese intestazione.

Sp. Eufrasia Serbelloni Manriquez, Princ. Di Marano, Marchesa di Cirella, terra che detti coniugi vendettero al Duca di San Donato nel 1666; dopo avere costruito nelle loro terre un nuovo casale, cui dettero il nome di Cirella (oggi frazione di Platì).

 

FRANCESCA DEL NEGRO, contessa di Quaranta, il 10 ottobre 1677 ebbe Sign. di Rilev. per la terra di Motta Bovalino con i casali e le giurisdizioni come erede e per la morte di Giovan Geronimo predetto, suo padre, deceduto il 26 luglio 1676 (Reg. Sign. 80, f. 218).

Gli atti del rilevio sono nel vol. 389 dei Rilevi Origin. e Informaz. Fasc. 3.

Sp. Ferrante Spinelli dei principi di Tarsia.

 

CATERINA SPINELLI dei pr. Di Tarsia, rappresentata dal predetto Ferrante suo padre e legittimo amministratore, il 5 maggio 1689 ebbe Sign. di Rilev. per la terra di Motta Bovalino, come figlia primogenita ed erede in feudalibus della fu Francesca Del Negro predetta, deceduta a settembre 1687 (Reg. Sign. 82, f. 141 t.).

Il 16 gennaio 1700, essendo allora già defunta, prese tardiva intestazione della terra di Bovalino con i casali e le giurisdizioni; e ciò nel Cedol. 82, al f. 130 t.

Sp. Aniello Ettore Caracciolo, 3° Marchese di Barisciano.

 

NICOLA BERNARDINO CARACCIOLO, pr. Di Marano, il 24 maggio 1704 ebbe Sign. di rilev. per la terra di Motta Bovalino come erede e per la morte della fu D. Caterina Spinelli predetta, sua madre, deceduta il 18 gennaio 1699; per cui si intestò il 28 maggio 1704 nello stesso Cedol. 82, al f. 259.

Gli atti del rilevio del 1699 sono nel vol. 373 dei Rilevi Origin.e Informaz, fasc. 1.

Sp. D. Maria Bologna dei Duchi di Palma.

Da suo figlio Pasquale provengono i fiorenti Principi di Torrisola (v. la storia del feudo di Isola).

 

FRANCESCO PESCARA DIANO, 5° Duca della Saracena acquistò la terra di Bovalino con i casali di Benestare e Cirella e le giurisdizioni per vendita fattagli, per la somma di D. 80.000, da Nicola Bernardino Caracciolo predetto, nonché da Isabella Spinelli (sorella minore della predetta Caterina) e Giuseppe Spinelli, suo marito tenutari di detta  terra; e ciò con R. Assenso del 30 marzo 1716, che fu registr. Nel Quintern. 219, al f. 117.

Si intestò per tal causa il 10 dicembre 1716 nel Ced. 83, f. 427.

Con R. Ass. del 18.6.1712 acquistò la terra di Cinquefrondi dal march. Francesco Giffone d’Aragona.

Con R. Ass. del 26.3.1718 alienò al Pr. di Scalea le sue terre di Saracena e Lungro avendo in precedenza ottenuto di poter trasferire il titolo ducale dalla terra di Saracena su quella di Bovalino, con la stessa anzianità del 1617; e ciò con R. Assenso del 27 giugno 1716, che fu regolarmente registrato.

Il 24. X. 1733 si reinnestò (tardivamente) per la portulania di Bovalino nel Cedol. 84, f. 24 t.

Sp. Lucrezia Reggio Branciforte, figlia di Stefano principe di Campofiorito.

Testò nel suo castello di Bovalino, ove abitava, il 10 settembre 1719, ad atti di not. Giacomo Napoli da Gerace, in favore dei figli Giovan Battista (erede in feudalibus), Diego, Stefano, Domenico, Cav. di Malta, Antonio, Maria Dorotea,   Margherita, Vittoria.

Quest’ultima, maritata in Caracciolo di Brienza, fu madre dell’ammiraglio Fr. Caracciolo, giustiziato nel 1799.

Il Duca morì a Bovalino il 12 settembre 1719 e fu ivi sepolto nella chiesa di Gesù e Maria dei Padri Riformati.

 

GIOVANBATTISTA PESCARA DIANO, 2° Duca di Bovalino, successe come primogenito nelle terre di Bovalino e Cinquefrondi con le pertinenze alla morte del duca Francesco predetto, suo padre, del quale era stato dichiarato erede in feudalibus con Decreto di preambolo della Gran Corte della Vicaria del 16 febbraio 1720.

Si intestò per tal causa delle terre predette il 15 ottobre 1738 nel Cedol. 84, al f. 148.

Nel 1745 ottenne l’iscrizione della sua famiglia al patriziato napoletano, al Seggio di Capuana.

 

GIUSEPPE PESCARA DIANO, 3° Duca di Bovalino, il 18 agosto 1803 ebbe l’ultima intestazione della terra di Bovalino con i casali e con la portulania, bagliva e catapania, nonché della terra di Cinquefrondi, come erede e per la morte del fu Duca Giovanbattista predetto, suo padre, deceduto il 19 febbraio 1796; e ciò nel Cedol. 87, al f. 781.

Fu l’ultimo feudatario, colpito dalle leggi eversive.

N. 1751, fu iscritto al Libro d’Oro Napoletano con i suoi numerosi figli, di due dei quali, Raffaele (n. 1777) e Francesco ( n. 1788), dovrebbe ancora esistere la discendenza.

 

GIOVANBATTISTA PESCARA DIANO, primogenito del precedente, gli successe de jure nei suoi titoli nobiliari, e fu perciò il 4° Duca di Bovalino.

N. 1772.

 

MARIA PESCARA DIANO, figlia ed erede del precedente, viene qualificata Duchessa di Bovalino e di Calvizzano in “L’Araldo” (1893), p. 169).

Sp. GiovanFrancesco Morra (o de Morra), 6° Principe di Morra (ivi).

Morta il 24 marzo 1870.

 

CAMILLO MORRA, 7° Pr. Di Morra, fu de jure il 6° Duca di Bovalino come figlio della precedente (ivi).

N. 1818, morto 21 gennaio 1891.

Sp. (1843) M. Luisa figlia del fu conte Carlo Antonio Manhès.

 

GOFFREDO MORRA, primogenito del precedente, gli successe de jure nel titolo di 7° Duca di Bovalino e negli altri numerosi della sua famiglia. N. 1843; morto 7 settembre 1904.

Sp. 81879) Maria de Paula.

 

LAURA MORRA princ. Di Morra, come figlia ed erede del precedente, con RR.LL.PP. del 21 gennaio 1929 fu autorizzata ad usare ad personam il titolo di Duca di Bovalino e gli altri della famiglia Morra (con cui è iscritta nell’Elenco Uff. Nobiltà Ital.); ed a trasmettere al primogenito Goffredo Biondi Morra soltanto i titoli di Pr. Di San Martino e Duca di Belforte, provenienti da casa De Gennaro. Nata a Morra 1882; morì il 29 giugno 1931.

Sp. Francesco Biondi Morra, Generale di Artigl.

 

GIOVANFRANCESCO MORRA, 10° Pr. Di Morra, successe de jure alla Princ. Laura predetta, della quale era zio paterno, in virtù della Legge del 1925 che aveva abolito la successione femminile napoletana; e fu pertanto il 9° Duca di Bovalino, titolo che gli venne ufficialmente riconosciuto, insieme con gli altri della sua famiglia, con Decreto del C.G. in data 23 agosto 1933, e con il quale si trova iscritto nell’ultimo Elenco Ufficiale Nobiltà Italiana, pag. 926.

N. 1851, figlio ultrogenito del 6° Duca; morì a Napoli il 31 gennaio 1935.

Sp.(1876) Guglielmina Ferraro.

 

ALBERTO MORRA, figlio del precedente, gli successe de jure nei suoi titoli nobiliari, e fu perciò il 10° Duca di Bovalino.

N. 1876; morto il 26 dicembre 1963.

Sp. (1910) Rosa de Lieto dei duchi di San Martino.

 

ROGERO MORRA, 12° Pr. di Morra, è anche, per legittima successione paterna, l’attuale 11° Duca di Bovalino (cfr. Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, vol. XVII).

N. 1914; sp. Napoli 1948 Anna M. Sanfelice dei duchi di Bagnoli, da cui l’erede Goffredo, n. Napoli 1948.